Nel corso di una lunga e fortunata carriera che lo ha portato al vertice del jazz Italiano, del quale è uno dei musicisti più rappresentativi, Roberto Gatto ha iniziato a spostarsi dal ruolo di sideman di lusso a quello di leader, creando una serie di gruppi che, c’era da aspettarselo, hanno raccolto sempre un immediato successo.
Senza smettere di arricchire un curriculum di collaborazioni nel quale spiccano i nomi di Johnny Griffin, George Coleman, Curtis Fuller, Joe Zawinul, Pat Metheny, oltre che i principali musicisti Italiani, ora Roberto vive fra Roma e New York e coltiva innanzitutto la propria musica. Dopo una serie di situazioni più legate alla tradizione jazzistica (come gli omaggi in quintetto a Miles Davis e Shelly Manne), recentemente si è rivolto a esplorare nuove sonorità, sulla scia del suo progetto di qualche anno fa che ripercorreva il repertorio del progressive rock, con l’innovativo PerfecTrio e l’omaggio a Frank Zappa insieme ai Quintorigo.
Con questo nuovo quartetto, Roberto Gatto ritorna alla dimensione acustica con tre giovanissimi compagni di palco, sicuramente tra i più promettenti musicisti della nuova generazione del jazz italiano: la collaborazione con giovani talentuosi non gli è nuova e viene spontaneo il riferimento all’impegno e alla dedizione all’insegnamento da parte di un grande artista che nonostante il successo a livello internazionale continua a spendersi per la formazione dei musicisti di domani.
Ancora una volta il leader batterista, da ottimo organizzatore sonoro, costruirà con mano leggera e mai prevaricante un percorso variegato e sempre piacevole attraverso le cadenze di varie culture, con brani originali e a firma di diversi autori; atmosfere e ritmi dai diversi caratteri senza però perdere mai di vista la grande tradizione e sopratutto l’indispensabile swing, come nella migliore tradizione jazzistica all’insegna della improvvisazione.
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Impostosi sulla scena jazzistica nazionale a metà degli anni ’70, Roberto Gatto – classe 1958, con un percorso che non conosce battute d’arresto da circa quarant’anni – non ha mai esaurito la sete di ricerca e sperimentazione. Caratteristica quest’ultima che, unita a straordinaria perizia, ha condotto il batterista a scrivere parte della storia del jazz italiano. Tolte le vesti di prestigioso sideman a fianco di protagonisti nazionali (Enrico Rava, Enrico Pieranunzi) ed internazionali (Johnny Griffin, John Abercrombie, Chet Baker, Steve Lacy, Pat Metheny, Bob Berg, Curtis Fuller, George Coleman, Joe Zawinul ecc.), Gatto ha intrapreso con maggior vigore l’attività di leader dando vita a proprie formazioni foriere di progetti originali, mai scontati. Da citare in tal senso l’apprezzato PerfecTrio completato da Alfonso Santimone e Pierpaolo Ranieri, il recente New York Quartet, indice di sempre più frequenti soggiorni nella Grande Mela, che vede il batterista dialogare con gli ottoni della giovanissima sassofonista cilena Melissa Aldana, accanto a Nir Felder e Joe Lepore, e l’ultimo nato play Zappa con i Quintorigo, un lavoro soprattutto live dedicato a uno dei suoi artisti più amati definito il migliore e più convincente omaggio jazzy alla musica di Frank Zappa.
Nel corso di una lunga e fortunata carriera che lo ha portato al vertice del jazz Italiano, del quale è uno dei musicisti più rappresentativi, Roberto Gatto ha iniziato a spostarsi dal ruolo di sideman di lusso a quello di leader, creando una serie di gruppi che, c’era da aspettarselo, hanno raccolto sempre un immediato successo.
Senza smettere di arricchire un curriculum di collaborazioni nel quale spiccano i nomi di Johnny Griffin, George Coleman, Curtis Fuller, Joe Zawinul, Pat Metheny, oltre che i principali musicisti Italiani, ora Roberto vive fra Roma e New York e coltiva innanzitutto la propria musica. Dopo una serie di situazioni più legate alla tradizione jazzistica (come gli omaggi in quintetto a Miles Davis e Shelly Manne), si rivolge ora a esplorare nuove sonorità, richiamando alla memoria un suo altro recente progetto che ripercorreva il repertorio del progressive rock.
Senza dimenticare il legame con la tradizione, questo trio si muove all’insegna della sperimentazione legata alle nuove sonorità e conduce il pubblico nel mondo dell’elettronica e dell’improvvisazione, dando vita ad una performance multiforme. Momenti di grande energia e groove si alternano a momenti di alto lirismo e sonorità progressive. Il suono del trio è connotato dal piano Fender, dai synth analogici, dai loops, dall’utilizzo di live electronics da parte di tutti e tre. Roberto Gatto ha dato a questo gruppo il nome di “trio perfetto”, a indicare la formazione in cui attualmente si trova più a suo agio e che gli permette di suonare tutta la musica in assoluta libertà.
I compagni di palco del leader batterista sono il pianista e tastierista Alfonso Santimone, uno dei più intraprendenti e creativi musicisti in attività, e Pierpaolo Ranieri al basso elettrico, un giovane straordinario strumentista attento conoscitore delle nuove tendenze.
Roberto Gatto nasce a Roma il 6 ottobre 1958. Il suo debutto professionale risale al 1975 con il Trio di Roma. Ha suonato in tutta Europa e nel resto del mondo con i suoi gruppi ed insieme ad artisti internazionali. Le formazioni a suo nome sono caratterizzate, oltre che da un interessante ricerca timbrica e da un’impeccabile tecnica esecutiva, dai caldi colori tipici della cultura mediterranea. Questo fa sicuramente di Roberto Gatto uno dei più interessanti batteristi e compositori in Europa e nel mondo.
Alfonso Santimone è nato a Ferrara e durante gli anni ’90 è stato membro stabile del quintetto di Giulio Capiozzo. Ha suonato e collaborato in Italia e in Europa con, tra gli altri, Harold Land, Robert Wyatt, Gorge Cables, Jimmy Owens, Tony Scott, Bruce Forman, John Clark. Come compositore e arrangiatore scrive musica per opere teatrali, video e multimedia. Collabora da vari anni a molteplici progetti di musica sperimentale, elettronica e improvvisata, e ha partecipato a diversi lavori discografici come compositore e performer.
Pierpaolo Ranieri bassista e contrabbassista, ha collaborato o collabora attualmente in ambito jazz e pop con i seguenti musicisti e artisti: Paola Turci, Marina Rei, Carmen Consoli, Massimo Ranieri, Giorgia, Teresa De Sio, Bungaro, Paolo Di Sabatino trio con Antonella Ruggiero, Mike Stern, Kurt Rosenwinkel, Greg Howe, Bop Mintzer, Bob Franceschini, Paul Gilbert, Robin Eubkans, Joy Garrison, e molti altri.
Un omaggio a un momento storico del jazz. Quattro anni, dal 1964 al 1968, in cui il quintetto di Miles Davis, formato da musicisti di altissimo profilo – Herbie Hancock, Tony Williams, Wayne Shorter e Ron Carter – cambiò il volto della musica afroamericana.
A fianco del leader batterista quattro tra i musicisti più in vista sulla scena jazz Italiana ed europea, per loro la sfida di rileggere il repertorio di una delle formazioni più innovative della storia della musica e onorare la classe di alcuni “numeri uno” del jazz mondiale aggiungendo un tocco di novità.
Roberto Gatto, a distanza di alcuni anni, torna a rendere omaggio a Miles creando appositamente per l’occasione una formazione di grande impatto, a conferma della instancabile ricerca sonora che il musicista romano, protagonista indiscusso della scena jazzistica internazionale, conduce da anni.
Roberto Gatto nasce a Roma il 6 ottobre 1958. Il suo debutto professionale risale al 1975 con il Trio di Roma. Ha suonato in tutta Europa e nel resto del mondo con i suoi gruppi ed insieme ad artisti internazionali. Le formazioni a suo nome sono caratterizzate, oltre che da un interessante ricerca timbrica e un’impeccabile tecnica esecutiva, dai colori tipici della cultura mediterranea. Questo fa sicuramente di Roberto Gatto uno dei più interessanti batteristi e compositori in Europa e nel mondo.
Luca Bulgarelli si diploma in contrabbasso presso il Conservatorio di Campobasso e si perfeziona ai seminari di Siena Jazz dove ottiene una borsa di studio. Numerosi i concerti nei più importanti jazz festival italiani e internazionali (Perugia, New York, Berlino, Amburgo, Lipsia, Parigi, Lione, Tel Aviv, Budapest, Pechino, Algeri, Montreal, Varsavia, Tokio, Shanghai, Buenos Aires, Montevideo) e le collaborazioni (Roberto Gatto, Enrico Pieranunzi, Maurizio Giammarco, Enrico Rava, Paolo Fresu, Rita Marcotulli, Mariapia De Vito, Fabrizio Bosso e ancora: Mimmo Locasciulli, Francesco De Gregori, Beppe Servillo, Paola Turci, Daniele Silvestri e Sergio Cammariere, con il quale collabora stabilmente).
Max Ionata, classe 1972, è considerato uno dei più importanti sassofonisti italiani; si è avvicinato alla musica non proprio giovanissimo ma in pochi anni ha conquistato l’approvazione di critica e pubblico riscuotendo sempre grandi successi. Ha suonato in alcuni tra i più importanti jazz club e jazz festivals al mondo e ha collaborato con grandi artisti tra i quali: Robin Eubanks, Reuben Rogers, Clarence Penn, Lenny White, Billy Hart, Alvin Queen, Joe Locke, Steve Grossman, Mike Stern, Bob Mintzer, Roberto Gatto, Dado Moroni, Stefano Di Battista, Gegè Telesforo, Flavio Boltro, Fabrizio Bosso, Mario Biondi, Sergio Cammariere, Renzo Arbore e molti altri. Si è esibito in Giappone, Cina, Olanda, Inghilterra, Francia, Polonia, Spagna, Portogallo, Emirati Arabi, Kuwait, Stati Uniti d’America. Conduce un’intensa attività concertistica e discografica in Italia e all’estero, in particolare in Giappone dove gode di una notevole fama artistica.
Roberto Tarenzi nasce a Milano nel 1977, intraprende lo studio del pianoforte all’età di otto anni, dedicandosi agli autori classici. Scopre il jazz nell’adolescenza e studia presso i seminari della Berklee School a Umbria Jazz nel 1994, Franco D’Andrea e Enrico Pieranunzi a Siena Jazz 1996, Enrico Intra presso i Civici Corsi di Jazz di Milano, dove ottiene il diploma nel 1999. Nel 2006 viene scelto assieme ad altri undici pianisti in tutto il mondo per partecipare al prestigioso “Thelonious Monk International Piano Competition”, esibendosi di fronte ad una giuria presieduta da Herbie Hancock. Nel 2008 si trasferisce a Roma e inizia una intensissima attività concertistica al fianco di Stefano Di Battista e Rosario Giuliani, collaborando altresì con praticamente tutti i migliori musicisti della scena italiana.
Dino Rubino, siciliano, classe 1980, ha seguito il complesso processo di affermazione di una personalità musicale dirompente. La sua formazione e la sua carriera seguono una duplice inclinazione: quella di pianista, emersa nella prima infanzia, e quella di trombettista jazz, manifestata a partire dall’adolescenza, che oggi si incontrano, si intrecciano facendosi reciprocamente eco, in una sorta di convivenza “il più possibile pacifica”. Vincitore in veste di trombettista del premio Massimo Urbani come miglior talento nazionale emergente nel 1998, è Enrico Rava a chiamarlo per sostituirlo in diversi concerti in Sicilia e a diffondere il suo nome quale esponente di spicco della nuova generazione dei trombettisti europei. Oltre a vantare una lunga serie di prestigiose collaborazioni con musicisti italiani e stranieri, Dino dal 2008 suona e incide regolarmente assieme a Francesco Cafiso, che lo coinvolge in tutte le sue formazioni, tanto in veste di trombettista quanto di pianista.
Roberto Gatto, uno dei jazzisti italiani più popolari e seguiti, da qualche tempo ha allargato il proprio raggio di azione oltreoceano, formando un quartetto con dei musicisti rappresentativi della scena di New York. Sicuramente uno dei migliori batteristi europei, musicista di notevoli doti tecniche, con una spontanea naturalezza alla base del proprio gesto musicale, Roberto Gatto è un artista di grande esperienza: iniziata appena ventenne la propria attività con il Trio di Roma comprendente Danilo Rea e Enzo Pietropaoli, ha avuto da allora modo di suonare con decine di artisti tra i più rappresentativi della storia del jazz, Lee Konitz, Chet Baker, Art Farmer per citarne solo alcuni. Oltre a scrivere diverse tra le più significative pagine del jazz italiano in virtù delle sue collaborazioni, Lingomania, Franco D’Andrea, Enrico Rava, ha portato avanti un proprio percorso di leader di diverse formazioni sin dalla fine degli anni 80, periodo in cui realizza lavori discografici a proprio nome che vedono la partecipazione di Michael Brecker e John Scofield. La formazione newyorchese di Roberto Gatto vede sul palco la giovane tenorsassofonista di origine cilena Melissa Aldana, una delle nuove voci del panorama musicale della Grande Mela con uno stile contemporaneo ed efficace che le ha guadagnato notevoli apprezzamenti, Nir Felder, brillante chitarrista che ha collaborato tra gli altri con Greg Osby, Dave Douglas e Jason Moran, e il contrabbassista Joseph Lepore, che ha suonato con musicisti del calibro di Peter Bernstein, Seamus Blake e Joel Frahm.
Melissa Aldana è nata in Cile nel 1988 e a 7 ani ha cominciato a studiare musica e suonare il sassofono grazie a padre Marcos, ad oggi uno dei più importanti musicisti del suo paese. Oggi Melissa vive a New York e appartiene alla scena jazz che conta, suonando regolarmente nei migliori club – Blue Note, Iridium, Lincoln Center, The Kitano, Puppets, Caffe Vivaldi, Fat Cat, Smalls – e dividendo il palco con alcuni dei più apprezzati musicisti della nuova generazione come Benny Golson, Greg Osby, George Garzone, George Coleman, Francisco Mela, Antonio Sanchez.
Nir Felder Premiato con il Jimi Hendrix Award dal dipartimento di chitarra del Berklee College of Music di Boston, presso cui si è diplomato nel 2005, nonché assegnatario della prestigiosa Billboard Endowed Scholarship, Felder è uno straordinario strumentista il cui fluido approccio improvvisativo comprende un bagaglio espressivo contemporaneo dalle influenze e sonorità eterogenee, veicolato attraverso una sonorità moderna e tagliente. E’ una delle voci più interessanti della nuova generazione di jazzisti newyorchesi e già affermato sulla scena internazionale.
Joseph Lepore nato a New York, cresciuto a Salerno dove si è diplomato prima di ritornare negli USA dove attualmente vive, è passato attraverso molteplici avventure musicali che lo hanno portato a rimbalzare tra l’Italia e gli Stati Uniti e nel resto del mondo, dapprima come allievo e sideman di comprovata statura (Bob Dorough, Joy Garrison, George Garzone, Steve Grossman, David Liebman, Elliot Zigmund, Peter Bernstein, Joel Frahm, Aaron Goldberg, Dado Moroni, ultimamente Greg Osby e altri ancora), poi come didatta e nelle vesti di produttore discografico.
Roberto Gatto, uno tra i più stimati musicisti della scena jazzistica mondiale, non solo batterista di grande sensibilità ma anche ottimo organizzatore musicale e band leader, non esita a mettersi in gioco di fronte a nuove idee e raccoglie l’ennesima sfida attraverso questo nuovo progetto in trio. Coprotagonisti sono Alessandro Lanzoni e Gabriele Evangelista, rispettivamente 21 e 25 anni, due dei più interessanti nuovi talenti emersi in Italia negli ultimi anni, già avviati sulla strada di una luminosa carriera professionale.
Viene spontaneo il riferimento all’impegno e alla dedizione all’insegnamento da parte di un grande artista che nonostante il successo a livello internazionale continua a spendersi per la formazione dei giovani. La conoscenza musicale fra i tre è infatti nata durante le lezioni dell’In.Ja.M., prestigioso corso biennale di alta specializzazione di Siena Jazz, la più importante realtà didattica jazzistica italiana.
Quando le lezioni vanno oltre la semplice trasmissione di nozioni musicali e i giovani raccolgono questo messaggio, le barriere si abbattono e si creano i presupposti per l’affermazione di musicisti completi. A questo punto maestri ed allievi si ritrovano insieme sul palco, accantonando differenze di età e di esperienze, in nome di un progetto condiviso e dell’arricchimento reciproco. Le straordinarie doti musicali di Alessandro Lanzoni e Gabriele Evangelista si fondono perfettamente con l’esperienza e l’eleganza di un fuoriclasse come Roberto Gatto.